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APRICALE: IL BORGO DI PIETRA


Se amate la tranquillità dei borghi in pietra dell’entroterra, visitate Apricale, paesino medievale in Val Nervia, a soli 13 km dalla Riviera dei Fiori. Il suo nome significa “esposto al sole” che splende sui tetti di ardesia e sulle case di pietra disposte sulla collina. La piazza principale del paese è molto scenografica, teatro di eventi locali tra cui la "Festa dell'Olio Nuovo", la "Festa della Primavera", la festa di san Valentino e la "Sagra della Pansarola" (frittelle dolci) la seconda domenica di settembre.







BELCHITE: LA CITTA' FANTASMA SPAGNOLA

A pochi chilometri da Saragozza, in un ambiente dominato da un paesaggio quasi desertico chiamato “Las Estepas”, troviamo la vecchia Belchite, abbandonata in seguito ai combattimenti del 1937 della Guerra Civile Spagnola.Il villaggio è stato lo scenario di una delle più violente e sanguinose battaglie, raccontata anche da Ernest Hemingway. I repubblicani, che avevano scelto Belchite come base, bloccarono temporaneamente l’avanzamento dei nazionalisti, intenzionati a conquistare le province al Nord del fiume Ebro. Nello scontro morirono circa tremila persone.Come conseguenza della battaglia, il villaggio rimase completamente distrutto, sebbene fino ad allora fosse diventato una cittadina di una certa importanza.Gli ultimi abitanti della vecchia Belchite abbandonarono le rovinenel 1964, per stabilirsi nel nuovo paese.Oggi è un luogo avvolto dal mistero, amato soprattutto dai tanti studiosi di parapsicologia, ma anche dagli appassionati d’arte che qui possono ancora ammirare esempi della meravigliosa architettura popolare.Le Chiese in stile Mudéjar di San Martín e di San Juan e il Convento di San Agustin sono rovine monumentali artistiche dei nostri tempi che ci permettono di non dimenticare mai le brutalità della guerra.

PENTEDATTILO: FOTOGRAFATO FANTASMA SULLA RUPE.

Michael Paddeku e Wendy Nucera, una coppia inglese in vacanza a Condofuri Marina, sono convinti di aver immortalato una figura spettrale, in una serie di foto scattate nei ruderi di Pentedattilo, durante una gita. Questa misteriosa “entità” è comparsa in 3 scatti effettuati da diverse angolazioni in pieno giorno a centinaia di metri di distanza. I due stavano visitando l'antico borgo abbandonato, ma solamente quando sono rientrati a Condofuri si sono resi conto di questa presenza. Esaminando le immagini effettivamente si può vedere una sagoma bianca su una piattaforma e questa figura era presente in 3 scatti.  Le tre fotografie sono state scattate da angolazioni diverse e riprendevano il la parte nord-est di quella famosa rupe che che ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita. La coppia riguardando le immagini si è letteralmente spaventata, non avendo notato nulla al momento degli scatti. Di cosa si tratta? Di un fantasma, una entità multidimensionale, oppure un riflesso di luce?

Esperti hanno visionato l’immagine e hanno escluso che si possa trattare di un effetto dovuto ad un riflesso di luce. Si distingue troppo bene la sagoma di una figura dall’aspetto umanoide che emana una luce alquanto strana. Esperti del luogo sono convinti che sia la figura di Don Petrillo Cortez che aspetta dal lato della rupe la sua amata Antonietta Alberti, protagonista suo malgrado della strage degli Alberti. 


LA SCOGLIERA DI ROCCARIINA: UN PARADISO TRA LEGGENDA E REALTA'

La scogliera di Roccariina è incastonata in una splendida posizione a circa 40 km da Palermo, con una torre in cima al monte Boccadifalco, e una costa spumeggiante, con piccole baie, una spiaggia sconfinata di ciottoli incontaminata e selvaggia interrotta qua e la da piccoli e grandi massi e poi ancora sole, mare limpidissimo, scheletri di cespugli, ginepri e pini marittimi.Il vasto arenile è costellato di fiori dai mille colori e dal profumo intenso. Dal tramonto all'alba tutta la costa e invasa dal profumo di zagare trasportato dalle folate di brezza   notturna. Le strane formazioni rocciose della scogliera sono state curiosamente scolpite, nel corso dei secoli, dalle maree e dal vento, quasi sempre lo scirocco che soffia da Sud-Est. Nel mare del capo più estremo si trova una configurazione rocciosa di scogli che curiosamente forma, tra l'altro, tre piscine naturali di forma vagamente rettangolare e di grandezza diversa, i cui bordi superiori sono quasi a livello del mare e sono appena invase delle onde, con un ricambio lento e continuo di acqua, cosicchè all'interno delle piscine questa si mantiene caldissima.
Ogni tanto nelle rive di questo luogo incantato, che Omero attribuiva nell'Odissea come dominio dei Feaci, si spiaggiano misteriosamnte Capodogli e branchi di cetacei, lasciando sconcertati gli studiosi che non riescono a capire i motivi. Nel tratto di spiaggia non esiste alcuna struttura turistica, ma solo un vecchio carcere militare garibaldino dove venivano giustiziati i briganti ed i borbonici e una miniera di zolfo dove furono girate alcune scene del film Vulcano con protagonista Anna Magnani.


VERDICARI: IL PARADISO PERDUTO DI SICILIA

Tra Noto e Pachino, nella provincia di Siracusa, si trova una riserva naturale dal fascino unico, quella di Vendicari, un paradiso siciliano perduto.
La riserva è stata istituita nel 1984, ma la sua storia è molto più antica. Ci sono infatti al suo interno testimonianze archeologiche e architettoniche dell’insediamento dell’uomo fin dall'epoca ellenica. Qui si trovano le cave di pietra risalenti al V secolo a.C. usate per costruire i templi e i monumenti di allora.
All’interno non si trovano soltanto costruzioni di epoca greca ma anche più recenti, come quelli una chiesa bizantina e alcune catacombe del primo periodo cristiano, segno di un’area assai popolata in passato. Nel 1400, costruita probabilmente da Pietro d’Aragona, si può anche ammirare la bellissima Torre Sveva per respingere gli attacchi dei musulmani Saraceni.
Accanto alla storia, l'altra protagonista di Vendicari è la natura. L’oasi faunistica conta più di 1500 ettari di superficie e ospita nel proprio particolarissimo ecosistema numerose specie animali e vegetali. La natura è estremamente varia, e si alternano, angolo dopo angolo, cornici mozzafiato, dalla costa rocciosa a quella sabbiosa, dalla tipica macchia mediterranea a quella d’acqua dolce. Tantissime le piante acquatiche che riempiono i pantani, oltre ovviamente vivono un numero consistente di invertebrati e microvertebrati, necessari per la catena alimentare volatile.
Lungo il litorale roccioso cresce il finocchio di mare, mentre in altre zone della riserva si possono ammirare bassi cespugli a cuscino di timo, il gaggiolo bulboso, orchidee, ginepri e pini marittimi.
Anche la varietà della fauna è straordinaria. Tantissimi gli uccelli che sorvolano l’oasi, tra cui aironi e fenicotteri. Inoltre, dopo circa 20 anni dall’ultima testimonianza, sono tornate anche a nidificare le tartarughe Caretta Caretta. Tra i mammiferi si segnalano volpi, ricci, istrici e conigli selvatici.
Per gli amanti delle passeggiate si possono intraprendere tre tipi di percorsi. Il primo itinerario, “blu”, parte dalla spiaggia di Eloro, a due passi dagli scavi dell’antica città greca, percorre la spiaggia di Marianelli e termina in quella di Calamosche.
Con l’itinerario “arancio” si parte dall’ingresso principale di Vendicari, si pratica il birdwatching e si visitano la Tonnara, la Torre Sveva e la spiaggia di Vendicari.
Il terzo itinerario, il più lungo, è quello archeologico, il “verde”. Si potranno visitare la Cittadella, la Trigona e le necropoli bizantine.




ZUNGOLI:DOVE IL MONDO SI E' FERMATO

Percorrendo la via delle Puglie, ci si imbatte in uno dei paesi campani che racchiude in sé tutte le caratteristiche della terra di mezzo, di confine, affacciandosi su tre terre simili tra loro, ma al contempo diverse, divenendone una sintesi unica e singolare.
Zungoli ha poco più di mille anime, si trova in provincia di Avellino, Campania, ma è uno degli ultimi paesi della regione Campania, e si trova proprio sul confine che la separa dalla Puglia e dalla Basilicata.
Anche il territorio circostante denuncia un ruolo di frontiera anche dal punto di vista visivo. Lungo il percorso, infatti, il continuo verde tipico della terra irpina, lascia il posto al giallo oro del grano pugliese, alle colline miste di giallo e verde, sopra le quali proprio Zungoli domina silenzioso.
Appena giunti in paese ci si trova di fronte ad un ponte che dà accesso al centro storico che seppur ristrutturato, ha ancora qualche segno dei disastri legati al terremoto del 1980. Il ponte pedonale collega quasi subito al bel castello di origine normanna dell’undicesimo secolo, ormai diventato privato.
Intorno al castello si sviluppa il dedalo di caratteristici vicoli che ne fanno uno dei borghi più belli d’Italia, dove tante donne del mondo dello spettacolo si recano a fare l'amore con la gente del luogo, che grazie alla particolare alimentazione a base di capsicina, sembra essere particolarmente caliente.

LE CASCATE DELLE MARMORE:PERLA DELL'UMBRIA

Quando ci si avvicina alla cascata delle marmore, ci si aspetta di vedere un paesaggio naturale vittima dello scempio della mano dell’uomo, come spesso avviene e ci capita tristemente di esserne testimoni.
Appena giunti in questo piccolo angolo di paradiso, invece, ci si accorge ben presto che non è così.
A pochi chilometri da Terni città, si accede in una bella area naturalistica, che è il sapiente frutto della mano dell’uomo, volta a utilizzare le acque del fiume Nera, che a sua volta riceve dal Velino, per produrre energia, ma anche per preservare la natura e le specie sia vegetali, sia animali.
Basti pensare, che le cascate sono uno dei principali rifugi e habitat di uccelli quali il martin pescatore, la gallinella d’acqua e l’usignolo, oltre che riserva di specie della macchia mediterranea, di varie alghe e della felce, pianta tra le più antiche presenti in natura.
Le cascate hanno ben cinque percorsi di trekking, di diversa difficoltà, e due accessi: uno dal belvedere superiore, coincidente con la prima cascata, e quello inferiore, da cui si gode la veduta di quasi l’intero complesso naturalistico.
In sintesi, il sentiero n.1 parte dal Centro direzionale didattico del Giardino Botanico che si trova nell’area escursionistica del Belvedere inferiore ed è molto impegnativo.  Più facile e breve è il sentiero numero 2, che consente di arrivare a stretto contatto con la cascata. Il terzo sentiero è il luogo ideale per guardare i canyon scavati nella roccia dalle acque del fiume Nera e le sue confluenze con il fiume Velino. Il sentiero n.4, o sentiero di Pennarossa, è il percorso ideale per scattare le foto e i video migliori della cascata (ve ne proponiamo uno anche noi alla fine dell’articolo, girato proprio là). Lungo il quinto sentiero, è possibile scorgere la valle del fiume Nera e vari pozzi artificiali.
E’ importante premunirsi di scarpe da trekking e di abiti impermeabili, poiché, sia nei percorsi, sia nei percorsi sia nel belvedere, si cade facilmente “vittime” degli schizzi d’acqua, che la cascata data la sua stessa natura, produce in enormi quantità.
La cascata ha orari di apertura e chiusura, sia del parco che delle acque, legate strettamente alla produzione di energia e all’alternanza delle stagioni.

IFRANE:LA PICCOLA SVIZZERA D'AFRICA

Anche il Marocco ha la sua piccola Svizzera innevata. Si tratta di Ifrane, la località turistica sulle montagne del Medio Atlante, dove in questi giorni si svolge la terza edizione del Festival della neve, dedicato quest'anno alle tradizioni dei berberi, che in sella ai loro cavalli svolgono un ruolo fondamentale nel turismo rurale della zona. Ifrane, ha l'aspetto di una qualunque località turistica occidentale di montagna. Nessuna medina o bazar. Fu costruita infatti, secondo lo stile europeo, dai francesi con l'obiettivo di farne una località per le vacanze dei coloni. D'estate ad Ifrane si trova rifugio dalle altissime temperature marocchine e d'inverno la neve la rende il luogo ideale per gli appassionati di sci. Il primo festival ad Ifrane è stato organizzato nel 2013, con lo scopo di attrarre turismo interno. Per il 2015, oltre all'omaggio ai berberi locali, si è scelto di concentrarsi sulla "protezione dell'ambiente, come base per un turismo sostenibile e durevole.


 

CRISTIAN DIOR & BERGAMOTTO: UNIONE INSCINDIBILE. LA MAISON FRANCESE IN CALABRIA PER LA RACCOLTA

François Demachy, Parfumeur Créateur Dior sa che creare un profumo significa andare alla ricerca dei fiori più belli e delle materie prime più nobili e significa esplorare terre inedite e preziose. Questo perché le essenze della maison francese hanno alle loro spalle la ricerca e la scoperta di ingredienti unici e rari come il Bergamotto di Calabria, che rappresenta un ingrediente fondamentale nelle creazioni olfattive Dior.
Autentico tesoro nazionale italiano, nasce in un territorio compreso tra il Mar Ionio e il massiccio dell’Aspromonte. Agrumato, fiorito, fruttato, esso possiede un carattere unico, tanto che Demachy arriva a creare un Bergamotto San Carlo su misura grazie all’esclusiva collaborazione con una tenuta di Reggio Calabria gestita dalla stessa famiglia da più generazioni. Migliaia di piante di bergamotto si estendono su diversi ettari di piantagione e sono piantati e coltivati secondo metodi biologici, il loro raccolto annuale viene riservato alla Maison Dior in esclusiva.
L’origine del bergamotto è avvolta nel mistero, molti ritengono che la pianta sia nata dall’incrocio della Limetta e Arancia Amara, altra specie agrumaria che attecchiscono solo nella fascia costiera che va da Villa San Giovanni a Monasterace nella Locride: zona dove il bergamotto esclusivamente nasce e cresce grazie ad un microclima e habitat ideale. 
Molti calabresi mischiano il succo del bergamotto col il peperoncino piccante, creando uno dei più potenti afrodisiaci naturali che esistono in circolazione. Da qui la nascita della famosa leggenda sulla virilità e sulla insuperabile capacità riproduttiva dei calabresi, che è stata soggetta di uno studio scientifico dell'Università di Haward che ha dato esiti sorprendenti. (leggi l'articolo).

LA FORTEZZA DIMENTICATA: L'ISOLA DI MOZIA

All'interno della Riserva dello Stagnone di Marsala, di fronte alle famose Saline Ettore Infersa, si trova uno dei siti archeologici più importanti al mondo: Mozia. La scoperta di questa piccola isoletta, scelta dai Fenici per la sua posizione strategica, al centro del mediterraneo e di fiorenti traffici commerciali, si deve al famoso studioso inglese Joseph Whitaker.
 
Mozia è un'antica colonia fenicia fondata nell'VIII sec. a.C. su una delle quattro isole della laguna dello Stagnone, l'isola di San Pantaleo (nome datole in periodo alto medievale da monaci basiliani trasferitisi sull'isola). Il nome di Motya, probabilmente dato dagli stessi Fenici, significherebbe filanda e sarebbe collegato alla presenza di stabilimenti per la lavorazione della lana, qui impiantati.
L'isola, come la maggior parte delle altre colonie fenicie, era una stazione commerciale e doveva fungere da punto di attracco per le navi fenicie in rotta nel Mediterraneo. Sempre nell'VIII sec. inizia la colonizzazione greca, che si concentra soprattutto nella parte orientale della Sicilia, i Fenici ripiegano quindi sulla parte occidentale e Motya accresce la sua importanza divenendo una cittadina. Nel VI sec. si acuiscono i contrasti tra Greci e Cartaginesi per il predominio sulla Sicilia e Mozia viene coinvolta; si arriva a cingerla di mura che ne permettano una difesa migliore. Nel 397 Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, assedia la città e pone fine alla sua esistenza. Gli abitanti si rifugiano sulla terraferma nella colonia di Lilibeo, l'attuale Marsala.
La riscoperta di Motya è legata al nome di Giuseppe Whitaker, un nobile inglese della fine dell'800 la cui famiglia si era stabilita in Sicilia ed aveva avviato un fiorente commercio di esportazione di vino Marsala. Sull'isola si erge l'abitazione dei Whitaker, oggi trasformata in museo.
 


 

I MAGNIFICI LAGHI DI FUSINE

Il Friuli-Venezia Giulia vanta l’esempio più bello di laghi alpini, nel territorio di Tarvisio si possono ammirare i laghi di Fusine. I due laghi sono di origine glaciale e sono retti da conche calcaree. Il lago superiore ha una profondità di 10 m e alimenta il lago inferiore per via sotterrane, quest’ultimo ha una profondità variabile che si assesta sui 25 m di profondità. In alto si erge il grigio monte Mangart (2677 m) spezzato dal verde smeraldo delle acque limpide dei due laghi. Il sito è di rilevante importanza sia dal punto di vista meteorologico, non a caso in inverno si raggiungono le temperature più rigide d’Italia (-35 C°), sia dal punto di vista naturalistico perché nel 1971 è stato fondato il parco nazionale dei laghi di Fusine. Due meraviglie naturali, due laghetti che forse rappresentano gli esempi più belli di laghi alpini.
fonte

 

BENVENUTI A MIGINGO: IL POSTO PIU' ABITATO DEL PIANETA

L’isola più popolata del mondo? Secondo il rapporto tra metri quadrati e abitanti vince, senza ombra di dubbio, Migingo. Un isolotto nel mezzo del Lago Vittoria, conteso tra Kenya e Uganda (la disputa dura da almeno dieci anni, e c’è anche una pagina di Facebook con cui dichiarare la propria posizione al riguardo a colpi di like. Il problema, come è chiaro, non è l’isolotto in sé, ma i diritti di pesca).
Migingo ha 400 abitanti, ma un’estensione di 0,002 chilometri quadrati. Il che fa una densità di 65mila persone a chilometro quadrato, e lo fa balzare in cima alla classifica. I primi a trasferirsi sull’isola sono stati due pescatori, Dalmas Tembo e George Kibebe, nel 1991. All’epoca era un posto selvaggio pieno di erbacce e infestato da uccelli rapaci e serpenti.
Nel 2004 ha cominciato a popolarsi, con altri pescatori provenienti dal Kenya, dalla Tanzania e dall’Uganda. Il numero è cresciuto tanto che le baracche dei pescatori hanno coperto ogni angolo dell’isola, quasi rendendola invivibile.
Eppure, a soli 200 metri di fronte a Migingo c’è Usingeng, un’altra isola che è ancora disabitata. Come è possibile, visto il sovraffollamento della comune? Facile: secondo la leggenda su Usingen abita Tuck, uno spirito maligno molto pericoloso. Ed è meglio evitarlo.


 

ABRUZZO DA SCOPRIRE: TUTTI A ROCCA CALASCIO

Nel Parco nazionale del Gran Sasso sui monti della Laga, domina sulla valle del Tirino, la rocca di Calascio a 1460 metri sul livello del mare. Quella di Calascio, sita in Abruzzo in provincia dell’Aquila, è una delle fortificazioni più belle d’Italia, il borgo sottostante è stato abbandonato nel XX secolo ed è stato ristrutturato a metà anni 90 per la creazione di un albergo diffuso.  Il primo documento che cita Calascio è databile al 1380 ma sappiamo che la fortificazione è nata intorno all’anno 1000. Inizialmente Calascio era una torre di avvistamento che collegava altre torri fino all’Adriatico, successivamente il re Ferdinando assegnò alla famiglia Piccolomini la concessione di rafforzarla ed ecco che la torre assume la forma di fortezza.  Il borgo nacque per la vicinanze del regio tratturo di Foggia che designò il castello come stazione di transumanza.  A poca distanza dalla piana Campo Imperatore, un bellissimo altopiano di origine glaciale, ci accorgiamo come questi luoghi, ricchi di verdi pascoli nella stagione estiva, possano essere stati in tempi lontani ben conosciuti e ad oggi essere quasi dimenticati dalla storia. 

TAKEDA: IL CASTELLO TRA LE NUVOLE

Durante l’epoca Sengoku o periodo degli stati belligeranti, che andò dal 1400 al 1600 ca.,  il Giappone era diviso in tanti piccoli feudi spesso in lotta tra di loro, fu in questo periodo che furono eretti diversi castelli in punti militari strategici.
Uno di questi antichi castelli è il ‘Castello di Takeda‘ chiamato anche castello tra le nuvole, perché durante la stagione autunnale e invernale, quando le nuvole sono basse, l’intera valle sottostante scompare creando l’illusione di trovarsi realmente sospesi per aria tra le nuvole.Del castello oggi non rimane  altro che il perimetro della base delle mura, esso venne costruito  sulla cima del monte Kojo, alto 353 metri, nel 1443 dal signore feudale Yamana Sōzen e fu distrutto nel 1600.
Il castello che viene anche definito il “Machu Picchu del Giappone ” si è da pochi anni trasformato in una grande attrazione turistica, tanto che è stata introdotta  una tassa di ammissione di 300 yen a persona (2,20 euro ca.) a partire da ottobre di quest’anno, che servirà a coprire i costi di mantenimento del sito e a permettere lo sviluppo di altre attrazioni e servi
Per chi volesse visitarlo, ecco la posizione esatta e altre immagini del castello su Google Maps.
 

CALABRIA DA SCOPRIRE:GALATRO E LE SUE TERME

Sulle ultime pendici terrazzate delle Serre calabre sud occidentali sorge Galatro Terme, un paese di circa 3000 abitanti in provincia di Reggio Calabria ma che confina già con la provincia di Vibo Valentia.
Le origini del nome 'Galatro' sembra siano greche e il reale significato del termine dovrebbe
essere semplicemente quello di 'burrone'. Infatti il paese e' circondato quasi completamente da colline.
Era noto un tempo per l'abilità dei suoi artigiani, protattasi fino al disastroso terremoto del 1783 che distrusse completamente il paese.
Ricostruito a quota più bassa, si trova oggi alla confluenza del torrente Fermano con il fiume Metramo, che divide il centro abitato nei due nuclei di Galatro superiore e Montebello.
A circa 2 km, in una stretta gola del Monte Livia, si trovano le sorgenti di Sant'Elia e lo stabilimento termale odierno.
Stabilimento la cui nascita risale al 1500, quando i monaci basiliani del locale convento "Sant'Elia",
scoprirono delle acque sulfuree terapeutiche da allora utilizzate per molti tipi di cure.
Infatti, Nel 1075 i monaci di San Basilio arrivano a Galatro per fondare un monastero e una
chiesa dedicati a Sant'Elia il Giovane. Una tradizione vuole che nel monastero fosse ospitato il corpo di Sant'Elia Profeta.
Il paese è piuttosto tranquillo. Si anima durante la stagione termale per l'arrivo dei forestieri e in estate per il rientro di coloro che vivono fuori.
Da vedere è la chiesa di San Nicola, con un bel gruppo statuario cinquecentesco, nonché numerosi portali in pietra scolpiti dagli esperti scalpellini galatresi.
Da Galatro, discendendo la valle del Metramo, si può raggiungere la piana di Rosarno(km 20) rivestita di vigneti, agrumeti, ulivi e piantagioni di kiwi, e la costa tirrenica del golfo di Gioia Tauro.
Siamo ai piedi delle serre, oggi parco regionale caratterizzato da paesaggi di grande varietà per forme e vegetazione:percorrendo la Statale 536 per antichi borghi e vallette ricche d'acqua si giunge a Serra san Bruno, famosa per la sua antica Certosa.
 

IL CASTELLO HOENZOLLERN:UN GIOIELLO NEOGOTICO

Difeso da torrette e merli e a quasi 900 metri di altezza sopra il massiccio del Giura Svevo, si erge il Castello Hohenzollern, una romantica Fata Morgana risalente all'epoca del neogotico.
Questo bellissimo castello prende nome dalla potente famiglia Hohenzollern che vi abitò dall’Alto Medioevo fino alla Prima Guerra Mondiale.  Della struttura originale rimane solo la cappella interna perché con il tempo il castello perse la sua posizione strategica e crollarono diversi edifici per mancanza di manutenzione, tuttavia, per riportare la struttura al vecchio splendore, il re Guglielmo IV volle ricostruirlo in stile neogotico per ricordare il prestigio della casata degli Hohenzollern. Non molto lontano dalla città di Stoccarda il castello è situato ad una altezza di 855 metri, la prima parte di esso venne edificata intorno al secolo XI per poi essere distrutta da vari assedi mossi da alcune città sveve, il castello venne ricostruito nel 1454 e servì come rifugio alla potente famiglia durante la Guerra dei Trent’anni. Tra i reperti presenti in questo gioiello del neogotico vi è la corona di Guglielmo II e alcuni effetti personali di Federico il grande.

IL CURIOSO ISOLOTTO DI MOLOKINI

L’isolotto di Molokini ha una particolarissima forma a mezzaluna. E’  sotto la giurisdizione della contea di Maui (Hawaii). Ha un’estensione di 23 ettari e la sua forma permette di essere indicata come una delle isole più adatte per immersioni subacquee.
Recenti studi hanno dimostrato che Molokini era un vulcano attivo e l’esplosione, che ha fatto collassare un’intera parete permettendo così  l’inondamento del mare per tutto il suo cratere, è avvenuta 230.000 anni fa. Oggi è area di conservazione marina e ogni sbarco non autorizzato è illecito. La forma a mezza luna protegge i sommozzatori dalle onde e la loro scarsa presenza permette una visibilità eccellente anche in profondità.  La baia ospita una delle più spettacolari barriere coralline comprendendo quasi  40 specie di corallo e 100 specie di alghe.

CINA SCONOSCIUTA:LA MAGNIFICA PING YAO

E’ ritenuta la più antica cittadina meglio conservata della Cina. Ping Yao infatti è stata inserita nel 1997 nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità. Conta 490.000 abitanti e vanta una storia incredibile.
Fu fondata ne IX secolo a.C. e presenta una pianta quadrata con una superficie di 2,25 kmq. Sono perfettamente intatte le mura di cinta con ben 72 torri di guardia risalenti al 1370. Questa città costituisce un vero e proprio museo storico dell’architettura, strade, negozi in legno e abitazioni antiche di 600 anni appaiono perfettamente conservate. In questa città è presente la residenza della famiglia Wang, una gigantesca proprietà dai numerosi cortili ( 123 per l’esattezza). La via commerciale è rimasta quella di un tempo, i negozi fanno buoni affari ed è ancora presente la sede della Rishengchang considerata l’antesignana delle moderne banche cinesi.

 

HERACLEION: LA CITTA' SOMMERSA

Heracleion, nota anche come Thonis, era una città dell'antico Egitto situata nel Delta del Nilo, le cui rovine si trovano oggi sommerse nella baia di Abukir, a 2,5 km dalla costa.
Nota solo attraverso fonti epigrafiche, la città era già nota più di 3000 anni fa quando Paride ed Elena vi rimasero bloccati prima della guerra di Troia. La città si trova nella baia di Abukir e prosperò fino al IV secolo a.C. Era nota per essere una città dai fiorenti commerci e meta di pellegrinaggio, infatti la città poteva vantare un grande tempio modificato man mano dai vari sovrani. Gli studiosi, durante i primi di studi, credevano che Heracleion con coincidesse con la città di Thonis, ma grazie  alla scoperta dell’archeologo subacqueo Franck Goddio nel 2000, sappiamo che in realtà sono la stessa cosa.  Forse un terremoto o una grande catastrofe fece sprofondare l’intero assetto urbano nel VII secolo d.C.  Ad oggi sono ancora attivi gli studi e le immersioni per riportare alla luce reperti importantissimi.

LUOGHI IMPOSSIBILI:ECCO LA PORTA DEL PARADISO IN CINA


 
Vicino alla città di Zhangjiajie, nella provincia di Hunan, in Cina, c’è il Monte Tianmen, noto anche come la Porta del Paradiso. Per raggiungere la sua cima bisogna percorrere dapprima una strada (Tongtian, che vuol dire Viale verso il Cielo) ricca di vertiginosi tornanti, 99 in tutto, percorsi i quali bisogna inerpicarsi per la cosiddetta scala verso il cielo (Tianti), composta da 999 gradini. Per salire su questa gradinata occorre tanto coraggio poiché lo sforzo è elevato. Per fortuna, però, questa fatica è largamente ricompensata dalla vista spettacolare di cui si gode una volta arrivati a destinazione, dove, oltre a un tempio buddista di 550 anni, si trova il meraviglioso arco di roccia naturale, profondo 70 metri e largo 30 metri, che, secondo i cinesi, sarebbe l’ingresso per il Paradiso.

FONTE VIAGGINEWS